In Italia, il 17% del patrimonio culturale è di proprietà privata, gestito da eredi delle famiglie o fondazioni.
Ville, castelli, torri, rappresentano un patrimonio culturale e turistico di inestimabile valore architettonico, ma anche economico che naviga, tra vincoli e obblighi di conservazione, fra mille difficoltà.
Ogni anno 45 milioni di persone visitano le dimore storiche e musei privati, per un fatturato di 272,5 milioni di euro. Numeri paragonabili a quelli dei musei pubblici, che accolgono annualmente circa 49 milioni di visitatori per 2.489 unità, con un fatturato di 294,2 milioni di euro. «È evidente, ha sottolineato il Presidente nazionale dell’ Associazione Dimore Storiche Italiane arch. Giacomo Thiene, che qualunque politica che miri alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e alla promozione turistica del Paese non può non passare da un confronto con i proprietari di questi beni.
Un patrimonio che, in alcuni casi, ha evidenziato il Presidente di ANCE FVG Roberto Contessi, è purtroppo abbandonato a se stesso per gli ingenti investimenti, che non sempre i proprietari sono in grado di sopportare. Una preziosa risorsa che stenta a trasformarsi in una domanda di lavori per il settore edile e che potrebbe, invece, se adeguatamente supportata e incentivata, candidarsi a far crescere il numero di professionisti e imprese coinvolte contribuendo altresì a rilanciare un’occupazione qualificata. Inoltre, considerata l’importanza che i beni tutelati da vincolo monumentale rivestono per il territorio si dovrebbe prevedere che le aziende chiamate ad eseguire i lavori abbiano – ha sottolineato Contessi – una consolidata esperienza in tema di lavori di riqualificazione e restauro unitamente ad una idoneità tecnica, organizzativa e economica finanziaria, che dovrebbe venir comprovata dal possesso dell’attestazione SOA nella qualifica OG2 per importo congruo ai lavori da eseguire.
Infine, solo se fruibili questi beni rappresentano un importane volano economico per il comune che li ospita. Si devono, pertanto, trovare le soluzioni progettuali che, valutato e contestualizzato il vincolo, consentano la sostenibilità economica dei lavori, soprattutto se insistono su un bene privato. Soluzioni che non possono non passare da un confronto con i proprietari di questi beni in sinergia con la Sovrintendenza, il Progettista e l’Impresa. Poterli curare dai danni del tempo per consentirne sicurezza e accessibilità è l’obiettivo di tutti ma insieme si devono trovare le condizioni per superare le oggettive criticità economiche. Altrimenti, il rischio è che l’incuria e l’abbandono diventino permanenti. Ci troviamo di fronte a una sfida, ha concluso Contessi, che dobbiamo cogliere con coraggio e fantasia per poter consegnare questi “monumenti seriali” alle generazioni future.